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La lingua fuori

monologo spettacolo di e con Nino Nonnis

produzione 2005 L’Effimero Meraviglioso

La lingua sarda, il cagliaritano soprattutto, è una lingua divertente, comica, beffarda, non solo quando la si parla, ma anche quando se ne parla.

Con questo intento La lingua fuori parla di lingua sarda, più o meno parlata, sempre meno forse, nelle sue varianti, ognuna importante e connotante per tempi, ritmi, gesti e pause.

Si parte dai tempi dei cartaginesi, quando cominciò a rischiare la scomparsa, per arrivare ai giorni nostri, che ancora conservano il ricordo di vecchie espressioni scomparse, di parole desuete, di modi di dire che spiegavano sociologia e relazioni tra persone.

Non è una tesi, se non per somma finale, è un inventario, affettuoso e autoironico, di constatazione parziale, di un uomo, che sarei io, di madre di Sindia, padre di Tortolì, cagliaritano per adozione e per affetto maturato nel tempo, Sinnaese con mutuo prima casa, con tanti amici di Carloforte, un compagno di scuola di La Maddalena, testimone di nozze di due algheresi.

E quando questi parlano nei loro rispettivi dialetti me li godo tutti, e se non li capisco mi godo i suoni e la mimica.

Mi fa piacere che mio figlio si sorprenda e mi chieda di spiegargli vecchie parole o vecchie frasi, e se le gusti quasi come succedeva a me un tempo.

Tra tanti discorsi, seri, preoccupati, seriosi, pessimistici, funerari, opuscoli, libri, dibattiti e guerre intestine, un’ora dove si gioca con le parole e le abitudini linguistiche, in barba a un “attimino” e “quant’altro”.