Oggi mi sento proprio bene
9 Giugno 2021Riprendiamoci la Sardegna
9 Giugno 2021Di Nino Nonnis
Con Gianmarco Aresu, Daniela Musiu, Pierpaolo Frigau, Francesca Seu, Fausto Siddi, Barbara Zedda.
Costumi di Marco Nateri
Movimenti scenici di Benito Granese
Regia di Maria Assunta Calvisi
produzione 1999 L’Effimero Meraviglioso
Lo spettacolo, sulla rivolta mineraria del 1904 a Buggerru, ha realizzato circa 250 repliche in Sardegna, nel resto d’Italia e all’estero;
La piccola Parigi era Buggerru agli inizi del ‘900 quando la moda, per le mogli dei direttori e degli ingegneri veniva dalla Francia. Era stato costruito anche il teatro “Perrier” dove le Compagnie arrivavano da Parigi per recitare ai signori.
La divisione era netta: da una parte padroni e direttori, dall’altra minatori. Vite distanti e separate eppure irrimediabilmente legate dall’apparente equilibrio della sopraffazione.
Nel 1904 un direttore di origine turca, forse più puntiglioso di altri, decide la riduzione di un’ora della pausa dell’orario estivo: un’affermazione dell’arroganza del potere, una prova di forza, una in più, una di troppo. Una scintilla che esaspera animi in fondo rassegnati ad un destino di lavoro senza una speranza di cambiamento.
Scoppia la rivolta: Felice Littera, Salvatore Montixi, Giustino Pittau, tre minatori a caso, restano uccisi (un quarto, Giovanni Pilloni, morrà dopo 12 giorni). Giolitti dirà in Parlamento che i morti di Buggerru altro non erano che una specie di lotta della barbarie contro il progresso.
Perché rappresentare oggi questi fatti? E’ difficile razionalizzare questa mia esigenza di “continentale” acquisita alla sardità. Forse perché è un altro momento dell’itinerario che ho intrapreso da qualche anno nella cultura sarda, forse perché andando a Buggerru ho visto ma soprattutto ascoltato i cimiteri di miniere raccontare le loro storie come “donne morte sedute che hanno il fascino dell’abbandono di cose costruite da giganti legati alla catena”. Il fascino della morte perché la morte è stata vita e la vita è stata tutto: fatica, dolore, gioia, tensione, desideri.
Questo raccontiamo ne La piccola Parigi: un fatto di morte ma attraverso la vita, i corpi, le tensioni dei corpi, la pienezza delle parole, che arrivano a volte dure, a volte morbide, piene di poesia, in alcuni momenti velate da una sottile ironia ed in altre cariche di humor.
Perché ridere sul dramma da’ il senso vero del dramma. Coglie la stupidità del suo accadimento.