Gocce di fuoco, memorias perdidas
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Preferisco il celeste
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Stendiamo una velina pietosa

monologo spettacolo di e con Nino Nonnis

produzione 2011 L’Effimero Meraviglioso

La velina, un tempo temuta e invadente, si è riciclata nella sua portatrice, da tutti sognata e per tutti benvenuta. Sono diventate un corredo basilare, un arredamento risolvente. E ormai si sa, la donna bella è sempre più spesso intelligente. Tutti ambiamo a scoprire e goderci la loro capacità intellettiva.

Le veline, da gruppo sparuto, fortunato ma raro, sono diventate una categoria folta che si sta via via differenziando. Ci sono le meteorine, le letterine, ed altre sottocategorie, tutte unite dall’avvenenza e dalla capacità di muoversi succinte sorridendo a tutti. Sono molte perché nel loro novero bisogna inserire le aspiranti, che rispetto alle veline di ruolo, hanno i titoli, ma non ancora l’utilizzazione televisiva. Dico televisiva perché vengono utilizzate in altri campi, oppure loro stesse, nel frattempo, si danno da fare in situazioni dove magari è meglio non essere ripresi da una telecamera. Partecipano a feste, definite festini, rispondono agli inviti più svariati e nel mentre fanno provini, che talvolta sono delle vere e proprie prove per testare la loro disponibilità a voler fare carriera. Le madri le accompagnano ai concorsi, non per vigilare e controllarle come un tempo, ma essere loro impulso, stimolo, continuo richiamo e pungolo. A questo elenco di madri premurose si aggiungono anche i padri.

Ci si avvia verso il razzismo estetico e se non somigli vagamente a Belén Rodríguez, prendi il titolo di “loffia”, “narfa e altre delicatezze linguistiche.

Un mondo di difficile accesso, perché le veline sono destinate: ai calciatori, agli sportivi con contratti milionari, ai milionari che di sportivo non hanno niente, neanche più l’età, ma si muovono ugualmente, se non più veloci, con la Ferrari via terra e con un panfilo sul mare.

Agli altri rimangono le riviste dal barbiere e il telecomando.