Just married

(in coproduzione con Teatro Tragodia)

di Virginia Garau

Con Daniela Melis, Carmen Porcu, Caterina Peddis, Francesca Cara, Virginia Garau

Musiche originali Paolo Congia

Disegno Luci Giuseppe Onnis

Regia, Scena e Costumi Marco Nateri

produzione 2010 L’Effimero Meraviglioso

Nel 1942 in Italia, già’ in guerra da due anni, ci si sposa per procura. A Roma, a Milano, a Venezia grappoli bianchi di spose al braccio di gerarchi in pompa magna percorrono le navate della chiesa tra ali di folla, al suono dei violini. I mariti son rimasti al fronte. Il loro posto per le suggestive cerimonie e’ stato preso dai gerarchi d’alto grado. I matrimoni per procura hanno grande risonanza propagandistica ed esaltano il patriottismo delle coppie che realizzano il loro sogno “senza nulla togliere” alla patria in armi. Lo sposo è’ rimasto al suo posto in trincea, la sposa continuerà la sua battaglia al fronte interno. Finita la guerra si ritornerà’ ad esaltare la moda del matrimonio con tutti i fasti della cerimonia. Nel 1960 i primi movimenti sociali in favore della parità dei sessi concede alla donna di sposarsi coi pantaloni.

La voce di Rita Pavone risuona nell’abitacolo della Volkswagen bianca “Come te non c’è nessuno”, “Tu sei l’unico al mondo” e poi il benessere, in tutte le case italiane compaiono i primi elettrodomestici in primis la lavatrice, le vacanze il “Ricominciamo da capo”. Ci si sposa soprattutto in comune con il rito civile, nel 1980 la televisione incastra le donne al rito delle straordinarie “Telenovelas” .

E arriviamo al 2000 le nuove tecnologie avanzano, cellulari, pc, irrompe il Grande Fratello, la sposa veste casual. Raccontare la nostra Italia dal 1940 ai giorni nostri attraverso il simbolo del matrimonio questo mi viene offerto dal testo di Virginia Garau just married . Ancora donne e che donne… la sposa, la madre, la nonna, la zia e l’amica che in un vorticoso gioco equilibristico e di trasformismo (la attrici si cambiano di ruolo nei vari decenni di secolo ed eccoci allora chi era la sposa degli anni 40 che diviene negli anni 60 la madre e cosi di seguito…) raccontano i loro stati d’animo, le loro pulsioni amorose, la voglia di cambiare il tutto contrappuntato dalle musiche originali di Paolo Congia e da canzoni dell’epoca (Rita Pavone, Antonio Prieto, Donatella Rettore, Giuni Russo etc solo per citarne alcuni) che vengono cantate dalle stesse attrici in un gioco di varietà (come ricorda in scena la ribaltina-passerella) con coreografie e recitazione via via ispirata ai così detti telefoni bianchi, ai musicarelli… insomma una commedia musicale… un gioco divertente per divertirsi e far divertire il pubblico. Cantando assieme allegramente La sposa sta per cedere, l’uomo è sempre uomo e allora… BASTA COSI’!